Cuneo. Domenica 3 luglio io e Gianluca Damassi abbiamo fatto una pedalatina leggere leggera... la Fausto Coppi. Ovviamente ci siamo cimentati nel percrso lungo, che però è stato ridotto, per una frana sul Sampeyre, da 198km e 4.500 metri di dislivello complessivo a 141 km e 3.200 metri di dislivello.
Bellissima atmosfera e bellissima giornata, anche se l'aria di Cuneo era piuttosto frizzante al mattino presto. Quasi 2.000 ciclisti (di cui una buona metà davanti a noi in griglia), tutti con la maglia commemorativa dell'edizione 2011, pronti al via alle 7 del mattino.
Per via della riduzione chilometrica, come era facile immaginare, l'andatura di gara è stata più nervosa. Gianluca, come al solito, mi aveva staccato al via, quando io ancora dovevo agganciare i pedali e dopo un chilometro eravamo già tutti a più di 50 all'ora, maledetti loro! E io che volevo fare una gara da 200Km sperando di partire con più calma.
Carburazione lenta come al solito, ma nei primi 30 km mi sono goduto scene che valevano il prezzo dell'evento. Un ciclista attempato che mi supera sulla prima salita, ansimante e paonazzo, sembrava un pò braccio di ferro nell'aspetto. Credevo di riprenderlo sul Fauniera, ma mi sbagliavo, si è arenato dopo poche centinaia di metri. Un ciclista sborone si affianca ad una ragazza, vantandosi di essere partito da cuneo alle 7:15, con una cuneo ormai deserta e averci raggiunto al 16esimo chilometro. Cancellara si mette in scia a lui quando non riesce a fare dietro motori. Un agguerrito agonista fa lo slalom tra di noi lungo la prima discesa. Dopo una bella derapata in curva, cade praticamente in braccio ad uno dei medici di gara. Una esile ragazza urla per i crampi e maledice la durezza delle salite... quando ci eravamo lasciati alle spalle appena il 10% del dislivello totale.
Il Fauniera arriva praticamente all'improvviso, giusto per guastare l'armonia di un bel pò di chilometri di percorso piacevolmente poco nervoso, ma nessuno si lamenta, eravamo li proprio per lui, l'unico vero mostro della giornata. 22Km al 7,1% di pendenza media per arrivare a quota 2.511 metri sul livello del mare. Da Ponte Marmora i primi chilometri sono pedalabilissimi e la cosa ci spaventa, perchè significa soffrire di più nei tratti successivi. Pochi di noi lo affrontano da subito in modo aggressivo, io me ne guardo bene e procedo con il mio passo. Affrontiamo le prime rampe più dure, ma mai niente di esagerato. Si sale piacevolmente tutti insieme, mentre di tanto in tanto recuperiamo qualche vittima dei primi brucianti attimi di gara. Vegetazione molto fitta nella prima metà di salita e poi, quasi improvvisamente, niente più alberi, ma prati verdissimi. Ogni tanto si intravede qualche vetta rocciosa, un pò di neve sparsa qua e la, vecchie abitazioni. Meglio non guardare le rampe davanti a noi, ma volgere con orgoglio lo sguardo a ciò che ci siamo lasciati alle spalle, con la consapevolezza che manca sempre meno alla vetta.
Gli ultimi 5 km sono i più belli, perchè ad ogni curva il paesaggio cambia e inizia a vedersi tanta gente a bordo strada. Chi è li per noi e chi è li per un'escursione a piedi, ma tutti ci applaudono. C'è addirittura chi si offre di riempirci al volo la borraccia e chi ci da una piccola spinta per condividere con noi la fatica.
Ai -2Km dalla vetta si scende per qualche centinaio di metri e il percorso lungo si unisce al corto, che affrontava il Fauniera da un altro versante, e sono molti i meno frettolosi del corto che ci accompagnano in cima. Ormai si vede la fine della salita e l'intasatissimo punto ristoro.
In vetta ci si ferma per forza. Lo spazio per passare è stretto e l'abbondantissimo ristoro è troppo invitante. Una fetta di torta, una banana, due bicchieri di Coca Cola, un rabbocco della borraccia e sono pronto a ripartire. Gianluca probabilmente era già in coda al pasta party, mentre io dovevo ancora affrontare l'impegnativa discesa del Fauniera e la salita della Madonna del Colletto, l'ultima fucilata nelle gambe da 7,3Km al 7,7% di pendenza media.
La discesa del Fauniera è lunga, fredda, inizialmente molto stretta e con asfalto irregolare. Un fotografo a bordo strada, in piena curva, deve aver visto molte leve dei freni sfiorargli le orecchie (comprese le mie).
La Madonna del Colletto è l'ultima fatica e a fine gara si sente tutta e di vittime se ne contano tante. Pendenza incessante, costante, non si respira mai. Ogni tanto qualche rampa supera il 13% di pendenza, per poi tornare attorno all'8%. Le energie sono poche e in parte ringrazio la frana sul Sampeyre, ma metro dopo metro si arriva in cima. Ora è tutta discesa e pianura fino a Cuneo.
Mi ritrovo con un gruppo molto forte in pianura, composto da almeno una decina di persone e l'andatura è sostenutissima negli ultimi tratti. A dare i cambi siamo in tre, a volte quattro, ma ormai la Fausto Coppi è stata domata. Basta stringere un po' i denti e gli ultimi chilometri scorrono a quasi 50 all'ora. Una curva a sinistra, il passaggio sotto un arco e siamo nella piazza principale di Cuneo.
L'arrivo è davanti a noi, sembra quasi di toccarlo. I primi sono arrivati da un bel po', ma ci sono applausi anche per noi, e nemmeno pochi. I soliti furbetti che non hanno tirato un solo metro e che fanno la volata finale ci sono sempre, ma non me ne può fregar di meno, ho portato a termine la Fausto Coppi.
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