mercoledì 7 dicembre 2011

Granfondo Città di Camogli e Golfo Paradiso 2012 (presentazione)

Ci tengo particolarmente a parlare di questa manifestazione. Non solo perchè è organizzata dalla squadra di cui porto con orgoglio i colori, amici che mi seguono (molto spesso mi precedono in realtà) nella mia passione a due ruote, ma perchè il percorso si snoda in quei luoghi che mi hanno visto crescere, come persona e come ciclista, perchè i panorami che si possono scorgere lasciano davvero senza fiato e perchè ho potuto ascoltare le parole di chi l'ha vista nascere, crescere e, anche se alcune salite fanno male, farsi amare dal primo all'ultimo chilometro.

La data è fissata per l'11 marzo 2012. Un pò più tardi del solito. Più probabilità di evitare la pioggia, che in un paio di edizioni passate è stata fin troppo invadente.


Si parte dal centro di Camogli, un breve passaggio attraverso Recco e si punta subito verso i monti. Qualche km di pianura, giusto il tempo di lasciarsi alle spalle Recco e la strada inizia a salire verso Colle Caprile. 12,5Km belli irregolari, ma quasi tutti pedalabili. Pendenze molto leggere, in alcuni tratti quasi un falsopiano, fino ad Avegno, poi un paio di km che non arrivano quasi mai al 7% fino a Salto. Da qui inizia un breve tratto quasi in pianura, seguito dai 3km piu' duri della salita, sempre attorno al 6-7%, fino a Uscio. Da qui in poi la pendenza cala nuovamente, diventando pedalabilissima fino a Colle Caprile. Attenzione pero' a non bruciarsi prima di Uscio, altrimenti quando la catena dovra' scendere di qualche dente rischieremo di essere cotti e perdere un bel po di ruote.




Da qui si scende in Val Fontanabuona. La discesa ha quasi sempre un buon manto stradale. Nervosa, pochi e brevi rettilinei, ma non troppo impegnativa.


Si arriva a Gattorna e per la gioia delle nostre gambe, inizia un lungo tratto quasi totalmente in leggera discesa fino a Chiavari. Poche curve secche e rotatorie quasi inesistenti per una ventina di km o poco piu'. Difficilmente ci troveremo a rilanciare la velocita'. In questo tratto si puo' recuperare qualcosa... e a dire il vero è la porzione di gara che preferisco.



Entrando a Chiavari bisogna fare attenzione a qualche buca in piu', un paio di rotatorie larghe e una svolta secchissima a destra, che ci introduce nella seconda salita di gara: il Bocco di Leivi. Poco piu' di 7Km ancor piu' irregolari della salita precedente. Inizia abbastanza pedalabile per circa 1,5Km, poi si inasprisce un po dopo una svolta a destra e qui dobbiamo risparmiare qualche energia, perche' stanno per arrivare alcuni strappi di quelli che fanno male, con pendenze che superano il 10% per alcune centinaia di metri. Magicamente dal km 3 in poi si inizia a respirare e ci lasciamo alle spalle il difficile. Da qui in poi molti tratti sono addirittura pianeggianti o in falsopiano, per cui respiriamo un po, godiamoci il paesaggio (splendido praticamente tutto l'anno) e buttiamo giu' qualche rapporto per non attardarci troppo.



La discesa ci riporta nuovamente in Val Fontanabuona. Attenzione ad alcuni tornanti e all'asfalto non proprio entusiasmante. Meglio tirare un po i freni e fare attenzione, specie con fondo umido (che qui e' quasi sempre presente). Dopo una serie di tornanti si svolta a sinistra, in pianura, verso Calvari. Si passa praticamente in aperta campagna, strada stretta e dal fondo non impeccabile. Si supera un ponte ed ecco che ritorniamo in quello che nella prima parte di gara era un bel falsopiano a scendere e ora ci fa faticare un po di piu' a salire, è di nuovo la Val Fontanabuona, ma in direzione Gattorna questa volta. Niente paura, perche' non manca molto alla prossima salita.


Si arriva a Gattorna e qui si gira a destra verso Ognio. Non ho indicazioni chilometriche precisissime, ma ricordo che ci sono circa 4Km di salita attorno al 5% e poi una svolta a sinistra, una breve discesa e una serie di sali scendi con pendenze che in alcuni tratti si avvicinano anche al 10% e nel giro di meno di 2Km si scende nuovamente verso la Fontanabuona. Discesa tecnica, abbastanza nervosa, non larghissima, ma decisamente migliore rispetto a quella di Leivi. In fondo si gira a destra, qualche centinaio di metri in leggera salita e poi a sinistra, verso Lumarzo.


La salita di Lumarzo, l'ultima di giornata, inizia aggressiva per meno di 2Km. Credo che la pendenza difficilmente scenda sotto il 7% nel tratto iniziale. Si arriva in paese e la sofferenza aumenta, perche' tra le 12:00 e le 14:00 (orario in cui passera' la maggior parte degli atleti in gara) e' matematico che nell'aria aleggi profumo di sughi e carni alla griglia dalle trattorie e/o abitazioni locali (cercate di resistere). Da qui in poi la pendenza si abbassa tantissimo e si arriva a Uscio pedalando che e' un piacere tra il 2 e il 3% per circa 4 o 5Km.




Uscio e' stata la prima vetta di giornata e ora e' anche l'ultima. Da qui sorridete, perche' si scende fino all'arrivo. Un bel discesone largo, che avete visto in senso opposto a salire, con curve ampie, pochi tornanti e asfalto buono. La strada punta dritta verso Recco e verso l'arrivo.




Coraggio, ora arriva il bello: la pasta al Pesto... quello vero!





SCHEDA PRESENTAZIONE DELLA GRAN FONDO
CITTÀ DI CAMOGLI GOLFO PARADISO 2012

Nome: Granfondo Città di Camogli e del Golfo Paradiso
Data: Domenica 11 Marzo 2012
Località: Camogli – Recco (Genova)
Partenza: Camogli Via della Repubblica
Arrivo: Recco Via Roma
Edizione: Settima
Percorso: UNICO
Chilometri: 106 Km
Dislivello: 1650
Grado di difficoltà: medio
Salita più lunga: 9,2 Km
Pendenza massima: 12%
Salite più importanti: Colle Caprile da Recco, Passo Bocco di Leivi, Neirone, Colle Caprile da Lumarzo
Ritrovo: 7:30 presso Lungomare Bettolo (passeggiata mare di Recco)
Orario Partenza: 10:15 a Camogli in Via della Repubblica
Orario Arrivo: 13:15 primo concorrente in Via Roma a Recco
Premiazione: 15:30 presso Lungomare Bettolo (passeggiata mare di Recco)
Tempo massimo: 5:00 ore

martedì 6 dicembre 2011

Cinelli Pro Estrada 2010

E' lei, la mia specialissima. Scelta tra mille, assemblata pezzo per pezzo e tirata a lucido per l'obiettivo della mia fotocamera!

Telaio: Cinelli Pro Estrada 2010 Team Edition
Gruppo Completo: Shimano Dura Ace 7900
Ruote: Campagnolo Neutron Ultra
Coperture: Continental GP4000S
Manubrio: Cinelli Ram
Attacco manubrio: Cinelli Ram
Reggisella: Cinelli Ram
Sella: SMP Evolution
Pedali: Look Keo 2 Carbon








Granfondo Sitè da Pria 2011 (cronaca di gara)


Lungo Mare di Pietra Ligure, Domenica 2 Ottobre 2011, ore 10.00: sotto un cielo privo di nuvole e con un clima estivo, parte la prima edizione della Granfondo di Pietra Ligure, che proprio primissima non è, ma quest'anno la società organizzatrice è la Loabikers, che tanto fa rimpiangere il Pegaso Team. Più di 400 sorridenti partenti, dei quali ben pochi resteranno sorridenti a fine gara, vuoi per la durezza del percorso, vuoi per le pecche organizzative. 97 Km e circa 2.000 metri di dislivello complessivo. Del Bici Camogli tre esponenti, tre fuori di testa: Io, Roberto Risicato e Gianluca Maneggia. Io parto in seconda griglia, mentre Roberto e Gianluca sono in terza griglia, circa 100-150 posizioni dietro di me. La partenza, 16Km di pianura fino a Spotorno, è più calma del previsto, resa più sicura e regolare dalla quasi totale mancanza delle odiatissime rotatorie. Si viaggia tra i 40 e i 50 all'ora senza grossi strappi ed è un piacere. Il paesaggio è quanto di meglio si possa desiderare. Varigotti, Noli, scorci mozzafiato, gallerie scavate nella roccia a picco sul mare, ed eccoci entrare a Spotorno, dove sapevo sarebbe iniziata la prima salita. Si svolta a sinistra ed eccoci all'imbocco dell'ascesa: "Le Manie". Nemmeno a dirlo, carburazione lenta e nei primi tratti di salita rimpiango di non avere gli specchietti retrovisori per schivare agevolmente l'orda di esagitati che risale posizioni con rapporti che difficilmente si usano in pianura. Per fortuna "l'urlo" dei loro cardiofrequenzimetri impazziti mi avverte. Forse in mezzo ai rivoli di sudore sul mio viso scende anche una lacrimuccia. Passa il primo km di salita e accanto a me ritrovo un Roberto sorridente. Mi faccio coraggio e seguo il suo passo. Scollino poco distante da lui, ma in discesa lo raggiungo. La prima rogna di giornata è alle spalle. Si scende a freni tirati per due motivi: la discesa è davvero brutta e il panorama è davvero strepitoso. Credo che sia la prima volta che provo il desiderio di fermarmi in discesa anzichè in salita. Non per la fatica, ma per godermi il panorama.
Finita la discesa a Final Pia, facciamo la bellezza di cento metri di pianura e la strada inizia di nuovo a salire, prima dolcemente e giusto quando ci abituiamo a quella pendenza non proibitiva ci troviamo davanti una rampa al 18%. Roberto improvvisa uno slalom tra i ciclisti che sembrano birilli, io faccio finta di non essere riuscito a svincolarmi da loro e in quel lungo 18% è un piacere vederlo scatenato. Roberto ha la capacità di impostare una velocità in salita e tenerla ad ogni variazione di pendenza... sembra che abbia la bici piena di elio.
Fortuna vuole che l'elio non giochi a suo favore in discesa e grazie anche a qualche chiletto in più e un pò di sana imprudenza in curva, lo riprendo appena la pendenza diventa negativa. In discesa facciamo un giro stranissimo che non ho assolutamente capito e ci ritroviamo su uno degli altri versanti delle Manie. Pazienza, stringiamo i denti e ci godremo di nuovo il panorama in discesa. Questa volta io e Roberto procediamo appaiati fino alla fine della salita e... ma non doveva esserci il ristoro? Con quel caldo la borraccia sembra bucata e questi spostano il ristoro? Doveva essere qui. Sarà poco più in la. Ai piedi della quarta salita l'acqua scarseggia a tutti e ogni volta che vediamo un cartello giallo qualcuno urla "Ristoroooooo".Si vede benissimo che non c'è scritto Ristoro, ma ci speriamo ogni volta fino all'ultimo metro, anche nel palese errore di lettura. Fortunatamente un gruppo di ciclisti spettatori ci rincuora dicendo che lo troveremo alla fine della salita che stiamo percorrendo, "è tra appena 6Km", dicono e le prime rampe non ci piacciono affatto! Roberto continua a sfidare la forza di gravità e nei tratti più duri mantiene sempre la stessa andatura. Io intanto spremo la borraccia per recuperare le ultime gocce di acqua e, metro dopo metro, vediamo un cartello giallo. Questo è quello giusto, dice "Ristoro - 500 metri". Questa volta sento proprio la lacrimuccia che scende, ma evapora subito. Vedo Roberto fermarsi al banco e riempire la borraccia di sublime acqua fresca. Io faccio altrettanto, ma già che ci sono mangio anche una banana e una sottospecie di merendina che non capisco se mi piaccia o meno, ma non importa, le energie iniziano a scemare e vanno ripristinate. Sono felice e rincuorato, ma guardo il computerino e mi accorgo che abbiamo percorso 70 Km senza nessuno che ci desse da bere. Temperatura estiva, salite totalmente esposte al sole e andiamo al risparmio di acqua? Per lo meno che avvisino per tempo. Si scende veloce dopo il ristoro, per poi risalire. Possibile che di pianura proprio non ce ne sia più? 
Ma oltre alla pianura è sparito anche qualcos'altro: il personale agli incroci. Per strada non c'è anima viva e spesso i cartelli di direzione non sono proprio del tutto visibili. La penultima ascesa credo che sia la salita di Eze. Poco importa, è come al solito una porzione di strada che succhia energie. Anche Roberto inizia ad essere stanco ed accusare la forza di gravità. Siamo quasi alla fine e procediamo con la consapevolezza che ogni metro ci avvicina al traguardo. Passa anche questa, ma ci aspetta il peggio, si chiama Melogno! Il Melogno è l'ultima, ma è anche la peggiore. Più di 6 km tosti tosti. Io e Roberto procediamo appaiati, ma decisi più che mai a chiudere quel capitolo. Tutta la salita e' sotto il sole. Lungo il ciglio della strada alcuni ciclisti si fermano esausti, una ragazza finisce nuovamente le scorte idriche, noi spegniamo il cervello. La salita sembra non finire mai, ma incredibilmente, metro dopo metro, anche lei finisce. Siamo all'85esimo km e possiamo davvero reputare finita anche questa granfondo. Ci aspettano ora 12 Km di appagante discesa, che scorrono velocissimi fino al traguardo. Raggiungiamo in pochissimo il lungo mare e lo vediamo ad un passo da noi, più splendente di quando siamo partiti, lo striscione di Arrivo, reso ancor più bello dal poterlo superare insieme ad un amico come Roberto. 


Fabio Galifi in griglia prima della partenza

Ed ecco il dopo gara: felici ma stanchi, ora ci starebbe proprio bene qualcosa di fresco da bere e una bella doccia. Al posto del chiosco di bevande ci sono tre erogatori di sali minerali. Io e Roberto riusciamo a berne un paio di bicchieri, ma siamo agli sgoccioli e le scorte scarseggiano. Qualche cassa di acqua è chiedere troppo? Dietro di noi devono ancora arrivare un bel po' di ciclisti. Nel frattempo ricevo la chiamata di Gianluca, che purtroppo ha dovuto abbandonare la competizione per un lieve malessere lungo l'ultima ascesa. Per fortuna nulla di grave, ma non è mai piacevole dover mettere il piede a terra, specie quando, come nel suo caso, di persone alle spalle se ne hanno ancora molte. Sappiamo però che prossimamente si riprenderà la sua rivincita e arrivare dov'è arrivato oggi è già un bel traguardo. Mi avvio intanto verso le docce e mai mi sarei aspettato un servizio così singolare. Sono quelle in dotazione alla spiaggia libera accanto al traguardo. Due misere docce, per fortuna chiuse in una piccola struttura in muratura, per più di 400 ciclisti e per i bagnanti. Niente appendi abiti all'interno e niente miscelatore della temperatura. Stiamo rasentando il ridicolo e le lamentele non sono poche. Me la cavo con quaranta minuti di coda. Il pranzo invece e' gestito dagli Alpini, per cui sappiamo di non trovare brutte sorprese. Penne al sugo o al pesto, arrosto e crostata. 
 

Gianluca Maneggia e Roberto Risicato prima della partenza

Tutto piuttosto buono, servizio veloce e gli alpini danno sempre una nota di colore e simpatia. Nonostante gli strepitosi paesaggi offerti dal territorio, la manifestazione non è stata proprio impeccabile .


Granfondo Fausto Coppi 2011 (cronaca di gara)

Cuneo. Domenica 3 luglio io e Gianluca Damassi abbiamo fatto una pedalatina leggere leggera... la Fausto Coppi. Ovviamente ci siamo cimentati nel percrso lungo, che però è stato ridotto, per una frana sul Sampeyre, da 198km e 4.500 metri di dislivello complessivo a 141 km e 3.200 metri di dislivello.
Bellissima atmosfera e bellissima giornata, anche se l'aria di Cuneo era piuttosto frizzante al mattino presto. Quasi 2.000 ciclisti (di cui una buona metà davanti a noi in griglia), tutti con la maglia commemorativa dell'edizione 2011, pronti al via alle 7 del mattino.
Per via della riduzione chilometrica, come era facile immaginare, l'andatura di gara è stata più nervosa. Gianluca, come al solito, mi aveva staccato al via, quando io ancora dovevo agganciare i pedali e dopo un chilometro eravamo già tutti a più di 50 all'ora, maledetti loro! E io che volevo fare una gara da 200Km sperando di partire con più calma.
Carburazione lenta come al solito, ma nei primi 30 km mi sono goduto scene che valevano il prezzo dell'evento. Un ciclista attempato che mi supera sulla prima salita, ansimante e paonazzo, sembrava un pò braccio di ferro nell'aspetto. Credevo di riprenderlo sul Fauniera, ma mi sbagliavo, si è arenato dopo poche centinaia di metri. Un ciclista sborone si affianca ad una ragazza, vantandosi di essere partito da cuneo alle 7:15, con una cuneo ormai deserta e averci raggiunto al 16esimo chilometro. Cancellara si mette in scia a lui quando non riesce a fare dietro motori. Un agguerrito agonista fa lo slalom tra di noi lungo la prima discesa. Dopo una bella derapata in curva, cade praticamente in braccio ad uno dei medici di gara. Una esile ragazza urla per i crampi e maledice la durezza delle salite... quando ci eravamo lasciati alle spalle appena il 10% del dislivello totale.



Il Fauniera arriva praticamente all'improvviso, giusto per guastare l'armonia di un bel pò di chilometri di percorso piacevolmente poco nervoso, ma nessuno si lamenta, eravamo li proprio per lui, l'unico vero mostro della giornata. 22Km al 7,1% di pendenza media per arrivare a quota 2.511 metri sul livello del mare. Da Ponte Marmora i primi chilometri sono pedalabilissimi e la cosa ci spaventa, perchè significa soffrire di più nei tratti successivi. Pochi di noi lo affrontano da subito in modo aggressivo, io me ne guardo bene e procedo con il mio passo. Affrontiamo le prime rampe più dure, ma mai niente di esagerato. Si sale piacevolmente tutti insieme, mentre di tanto in tanto recuperiamo qualche vittima dei primi brucianti attimi di gara. Vegetazione molto fitta nella prima metà di salita e poi, quasi improvvisamente, niente più alberi, ma prati verdissimi. Ogni tanto si intravede qualche vetta rocciosa, un pò di neve sparsa qua e la, vecchie abitazioni. Meglio non guardare le rampe davanti a noi, ma volgere con orgoglio lo sguardo a ciò che ci siamo lasciati alle spalle, con la consapevolezza che manca sempre meno alla vetta.
Gli ultimi 5 km sono i più belli, perchè ad ogni curva il paesaggio cambia e inizia a vedersi tanta gente a bordo strada. Chi è li per noi e chi è li per un'escursione a piedi, ma tutti ci applaudono. C'è addirittura chi si offre di riempirci al volo la borraccia e chi ci da una piccola spinta per condividere con noi la fatica.
Ai -2Km dalla vetta si scende per qualche centinaio di metri e il percorso lungo si unisce al corto, che affrontava il Fauniera da un altro versante, e sono molti i meno frettolosi del corto che ci accompagnano in cima. Ormai si vede la fine della salita e l'intasatissimo punto ristoro.


In vetta ci si ferma per forza. Lo spazio per passare è stretto e l'abbondantissimo ristoro è troppo invitante. Una fetta di torta, una banana, due bicchieri di Coca Cola, un rabbocco della borraccia e sono pronto a ripartire. Gianluca probabilmente era già in coda al pasta party, mentre io dovevo ancora affrontare l'impegnativa discesa del Fauniera e la salita della Madonna del Colletto, l'ultima fucilata nelle gambe da 7,3Km al 7,7% di pendenza media.


La discesa del Fauniera è lunga, fredda, inizialmente molto stretta e con asfalto irregolare. Un fotografo a bordo strada, in piena curva, deve aver visto molte leve dei freni sfiorargli le orecchie (comprese le mie).
La Madonna del Colletto è l'ultima fatica e a fine gara si sente tutta e di vittime se ne contano tante. Pendenza incessante, costante, non si respira mai. Ogni tanto qualche rampa supera il 13% di pendenza, per poi tornare attorno all'8%. Le energie sono poche e in parte ringrazio la frana sul Sampeyre, ma metro dopo metro si arriva in cima. Ora è tutta discesa e pianura fino a Cuneo.
Mi ritrovo con un gruppo molto forte in pianura, composto da almeno una decina di persone e l'andatura è sostenutissima negli ultimi tratti. A dare i cambi siamo in tre, a volte quattro, ma ormai la Fausto Coppi è stata domata. Basta stringere un po' i denti e gli ultimi chilometri scorrono a quasi 50 all'ora. Una curva a sinistra, il passaggio sotto un arco e siamo nella piazza principale di Cuneo.
L'arrivo è davanti a noi, sembra quasi di toccarlo. I primi sono arrivati da un bel po', ma ci sono applausi anche per noi, e nemmeno pochi. I soliti furbetti che non hanno tirato un solo metro e che fanno la volata finale ci sono sempre, ma non me ne può fregar di meno, ho portato a termine la Fausto Coppi.